Leonardo
Valentini
Il designer dei giovani cantanti italiani del
momento, da Irama a Rose Villain, passando
per Gaia e Ghali.
Il suo stile è inconfondibile e le sue collezioni
sostenibili e 100% Made in Italy. In occasione
dell’uscita di “Baratto”, la sua ultima collezione,
B-Boy lo ha intervistato per voi.

Di Irene Biagioli

“Ho il difetto di far andare la mia testa più
avanti della mia esistenza...”. Si presenta
così Leonardo Valentini: direttore creativo,
fondatore del brand omonimo, consulente
di stile e design per aziende internazionali.
Nasce a Roma e fa dell’educazione il perno centrale
della sua formazione in quanto solo così “si ha la
libertà di poter trasgredire in modo consapevole”.
Due cose che vorresti le persone sapessero
di te.

Vorrei le persone sapessero che la mia vita è
legata totalmente al lavoro e che essendo
così non riesco a vederlo come un dovere, ma
come un piacere, anche se a volte si arriva
all'esasperazione mentale, ma è bellissimo.
Quando hai capito che la moda sarebbe
stato il tuo mondo?

Credo di averlo sempre saputo, ma l’ho
ammesso a me stesso lentamente. Disegnavo
sin da piccolo, tanto da ricevere complimenti
dalle maestre, ovviamente a detta di mia
madre che racconta spesso di quando, a 5
anni, terminai un disegno ripreso da una
rivista creando una gonna e un scarpa tacco
12! Ai tempi del liceo avevo puntato tutto sullo
sport allontanando la mia passione per l’arte,
tanto da non aver seguito i consigli di tutti
coloro che mi suggerivano di fare l’artistico,
ma scegliendo il liceo classico per le poche ore
che mi impegnava. Credo che peró che sia la
rigidità dello sport sia del liceo dal punto di
vista della disciplina, mi abbiano aiutato perché
più si ha e più si è liberi di poterla trasgredire.
Da dove trai ispirazione per le tue
collezioni?

Le ispirazioni nascono da momenti e da vissuti. In
ogni collezione reinterpreto il mio logo coposto da
due cupidi. Per esmpio, per Baratto, in uscita, uno dei
due è avvolto da una mascherina da playboy perché,
proprio come dice il testo della canzone omonima
di Renato Zero, “Se ti do un pelo tu che mi dai...?”
Descrivici il tuo brand con tre aggettivi.
Wild, glam e punk.
Qual è la tua visione dei concetti di corpo e
vestibilità?

Sviluppo tutto in due taglie che chiamo Man Unisize,
Woman Unisize per una collezione genderless in
cui i termini man o woman indicano solo un fattore
oggettivamente morfologico di corpi, seno, bacino.
Un incontro che ti ha formato?
Le persone che più mi hanno formato sono state
3 e molto più grandi di me, con cui ho lavorato
e di cui mi sono guadagnato la totale stima. Mi
hanno insegnato molto, ma mi piace pensare che
anche io, nel mio piccolo, nel mio piccolo gli abbia
lasciato qualcosa. Uno di loro mi ha regalato il libro
“L’arte della guerra”, un volume incredibile che sto
rileggendo, e un’altro mi ha praticamente fatto
conoscere questa frase iraniana per me incredibile:
“il taxi suona sempre quando è vuoto...”.

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